Progettare un Teatro non è certo un impegno comune.
Progettarne uno destinato ad accogliere la Scala di Milano per tutto il
periodo necessario alla ristrutturazione della sede storica
può capitare una sola volta nella vita. Alla BCV
è successo ed il risultato, a detta di chi di teatri se ne
intende, ha ripagato lo sforzo e le energie profuse nella progettazione
e nella realizzazione del Teatro degli Arcimboldi alla Bicocca.
La sfida era quella di un teatro con le misure identiche a quelle della
futura sede della Scala, in modo da recuperare allestimenti, ma
destinato anche a vivere di vita autonoma dopo la nobile funzione di
"sostituto". Fin dall'inizio del tormentato iter progettuale, passato
da diverse soluzioni, il progettista architettonico, architetto
Gregotti, ha perseguito una ricerca di modernità e di
funzionalità che realizzassero un organismo autonomo,
funzionalmente simile alla sede della Scala ma non certamente una copia
della stessa.
La sala realizzata testimona il risultato finale di questa ricerca
I molti vincoli posti dalla funzionalità e dalla acustica,
oltre che dall'impiantistica particolarmente sofisticata, hanno guidato
fin dall'inizio la concezione strutturale monolitica dell'insieme torre
scenica-sala-foyer. La scelta di una realizzazione con getti in opera,
ovviamente impiegando soluzioni industrializzate per i casseri e per i
getti, ha permesso di adottate poi elementi di copertura realizzati in
carpenteria metallica, assemblati a terra e posati in opera
In particolare la copertura della torre scenica, interamente metallica
con solai poi realizzati con un getto su lastre-cassero autostabili,
è sostenuta da una trave centrale di lunghezza pari a circa
27 metri e peso approssimativo di 90 tonnellate.
Questo ha permesso di realizzare la copertura, a circa 50 metri di
altezza sopra il piano delle fondazioni, senza alcun cassero.
Per il sollevamento è stata impiegata una grù
tralicciata ad elementi componibili in gradi di portare il notevole
peso a circa 45 metri di altezza dal piano degli stabilizzatori e con
uno sbalzo di circa 50 metri. Il montaggio si è svolto in
una unica giornata, arrivando alla sera ad avere la trave solidarizzata
ai tirafondi predisposti nei getti delle pareti della torre scenica
Nonostante la stagione estiva, la foto testimonia come il distacco
dalla gru sia avvenuto nelle prime ore del pomeriggio.
Lo stesso metodo e la stessa attrezzatura sono state impiegate per la
posa della copertura della sala, realizzata dopo qualche mese. Qui le
travi, di luce variabile tra 35 e 50 metri, avevano un peso minore e
sono state montate a coppie. L'accurato progetto delle travi e delle
loro modalità di montaggio, unita alla
professionalità di tutti gli interessati alla costruzione,
al montaggio ed alla direzione lavori, hanno permesso di montare
l'intera copertura della sala in 3 giorni di lavoro.
Le opere strutturali al contorno, pur avendo richiesto un particolare
impegno, non sono così spettacolari da permettere un loro
esame fotografico. La storia della loro realizzazione rimane nella
mente di chi ha pensato, progettato e realizzato l'opera e la
testimonianza di questo processo è il Teatro che, dopo aver
assolto al proprio dovere iniziale di "sede sostitutiva" si appresta a
vivere una seconda vita, autonoma e, speriamo, altrettanto prestigiosa.